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Aut: Il sogno di Peppino (spettacolo di Giulio Bufo)

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Notevole successo e apprezzamenti per lo spettacolo “Il sogno di Peppino”, scritto e interpretato da Giulio Bufo e da Federico Ancona.

 

  1. Giorgio Bufo si definisce “autonomamente teatrante, attore, regista..” è   nato 40 anni fa a Molfetta (Bari), nel 2001 si laurea presso il DAMS di Bologna, oltre che attore è formatore teatrale operatore culturale, animatore. Come attore si è formato seguendo laboratori tenuti dai registi Carlo Bruni, Lello Tedeschi, Simona Gonnella, Marcello Sambati e gli attori Mariano Dammacco, Nunzia Antonino, Michele Sinisi.

Fra le sue molteplici collaborazioni si ricordano quelle con, Caparezza, Miloud Oukli , Pino Masi.

Il 22 Agosto 2011 è stato l’unico attore ad esibirsi all’omaggio al cantastorie pugliese Enzo Del Re, condividendo il palco fra gli altri con Vinicio Capossela, Teresa De Sio, Sergio Staino.

Oltre che attore Bufo Giulio è stato anche autore di diversi spettacoli fra i quali si ricordano “Nu ovocento”, “Albergo 5 Stelle”, “Natale è il 24”, “Pulcinellate” e soprattutto “E se mi diranno….Tenco”, che lo ha portato  ad esibirsi in diverse città italiane fra cui Roma, Savona, Bologna, Salerno.

Come formatore ha collaborato con molteplici scuole di ogni ordine e grado della provincia di Bari e Bat. Come attore per fiction e film Bufo fa parte dell’agenzia romana Speedy Art di Pasquale Cifù

 

Federico Ancona nasce a Molfetta nel 77, inizia a studiare pianoforte e flauto all'età di 12 anni, ma dopo poco si interessa alla composizione. Inizia a collaborare con l'Ass. Teatrale"Grammelot","Il Carro dei Comici","Res Extensa", Teatro Kismet, Teatro C.R.E.S.T, Teatro Abeliano, Musica anche sfilate di moda della stilista B.M.Gervasio, cortometraggi e svolge laboratori di musica moderna e contemporanea presso vari istituti scolastici di ogni grado. Nel 2004 entra nel CIPM a Roma del Maestro Tony Carnevale, all'interno del quale sviluppa la propria vena compositiva verso sonorità pop- rock, Studia con il Maestro L.Bacalov ed E.Morricone musica per film. Agitatore culturale della scena pugliese, "direttore artistico" dello spazio sociale occupato "LE MACERIE-BARACCHE RIBELLI".

 

 

IL TESTO

 

AUT

 

Il sogno di Peppino

 

 

In scena una scenografia sparsa, non composta (le macerie) seduti agli angoli opposti, uno di fronte l‟altro Peppino, con un arancia in mano..Fischietto sta pulendo il suo flauto.

Peppino guarda l‟arancia: “Facciamo finta che tutto va bene? Ma qui non va bene niente e noi facciamo finta che tutto va bene e poi c‟è la mafia, si la mafia che è una montagna di merda e noi che facciamo finta che tutto va bene.”

Peppino ripete queste parole, sempre più arrabbiato

FISCHIETTO: “Calma Peppino, calma” Si siede

PEPPINO: “Fischietto e dai non fare quella faccia e sorridi un po‟, ora ti racconto una barzelletta, va bene?

Dopo aver creato in sei giorni l‟intero universo Dio ne impiegò uno intero per fare l‟Italia. Al che San Pietro un po‟ incazzato disse a Dio: “Non è giusto, non soltanto hai impiegato un intero giorno per fare l‟Italia,

ma l‟hai anche fatta più bella di tutto il creato”. Al che Dio, nell‟alto della sua bontà si rivolse a Pietro

e gli disse: “Hai ragione vorrà dire che dopo aver fatto l‟Italia ora mi tocca fare gli italiani”

Ride

E come siamo noi italiani? Siamo Ubbidienti, servili,  Amiamo il silenzio Ed amiamo farci i cazzi nostri. Perché? Perché c‟è la famiglia E quindi ci conviene obbedire, Essere servili, ci conviene fare silenzio e farci i cazzi nostri. Perché c’‟è la famiglia, La tribù. Comunque bella l‟Italia dal Nord al Sud. Ed al sud c‟è la Sicilia

Bedda a Sicilia, Bedda, coi sui profumi, i suoi sapori e i suoi colori. La Sicilia è una tavolozza di colori su cui predomina il rosso il rosso delle arance, ma anche il rosso del fuoco dell‟Etna dal quale ogni giorno siamo minacciati e dal quale non possiamo fuggire, perché dal mare siamo circondati.

Ma io poi mi dico, Ma perché dobbiamo fuggire?  Qua non bisogna fuggire, bisogna restare lottare, .lottare ….lottare. Anche perché c‟è un terzo rosso, quello del sangue delle repressioni di mafia e di stato che spesso vanno a braccetto. Fischietto tu ti ricordi quel 1 Maggio 1947? Portella Delle Ginestre, te la ricordi?

Te lo ricordi quel primo Maggio, Festa dei lavoratori, E grazie alla Mafia ed allo Stato Divento festa di sangue per lavoratori, donne e bambini? Te lo ricordi? Te lo ricordi? E noi?

Facciamo finta cheTutto va ben, Tutto va ben, Facciamo finta che Tutto va bene. E dai Fischietto sorridi un po‟! Qua bisogna fare qualcosa, tipo… perché non facciamo uno spettacolino? Un varietà? Eh si dai, Signori e signore, benvenuti a Mafiopoli, Ridente località Dove si coltiva il mafio, un incrocio tra un carciofo, un pallone gonfiato e…”

FISCHIETTO:: “….la lupara”

PEPPINO: “Bravo, Bravo…..qualche cosa la sai? Vero? Ben detto la lupara. E ci sono mafii per tutti i gusti

mafii bianchi, mafii neri,  a volte pure i mafii rossi che si alleano con i bianchi e tutti insieme fanno mafiopoli. E cosa c‟è all‟interno di mafiopoli?

Fa un buco all‟arancia e ci guarda dentro, in maniera concitata, accompagnando tutto con delle onomatopee e con il flauto che fa diverse musiche a seconda del mafio.

E dentro? Tutti mangiano I mafi bianchi, I mafi neri, E pure i mafi rossi E poi? Ci sono i costruttori, Don Peppino Percialino e i fratelli trapanesi.

Lascia cadere per terra l‟arancia

Ma chi comanda all‟interno di Mafiopoli? È chi c‟era e chi ci stava e ci sta ancora,E noi, Canta “facciamo finta che”, intanto prende il fazzoletto nero, che in precedenza Fischietto stava usando per pulire il flauto e Peppino se lo pone in testa per imitare una vecchietta tipica della tradizione siciliana (e non solo). Simbolo del conservatorismo bigotto.

FISCHIETTO: “Signori e signori con noi oggi la vedova del mai troppo compianto e scomparso capo di Mafiopoli: Cesare Manzella, signora ci racconti…”

PEPPINO: imitando la vecchia: “mu ammazzaru, mu ammazzaru, u cori mio, u gioia mia, Cesari,Cesari, un c’è statu i nuddu mai come a iddu, come a iddu supra a terra nun si n ‘attrovanu. M’u ficiru satari ntall’aria

era un cristianu bonu , gioia mia, arma mia, quantu n’ha fattu beni, fici fari magari u cinema pi i truvatelli

sulu pi i truvatelli, l’autri picciriddi no, su tutti cu a panza china,  mu ammazzaru, sgricciatu nta l’aria come na palla vuncia, ma iddu nun era na palla vncia, No, iddu mafiusu noo,i ncensuratu era, magari i sbirri ci vulivano bbeni, iaavano a braccetto cu iddu tutti i surdati, di cca a centu kilometri u vulianu tutti beni

hannu rittu ca iddu fici ammazzari, nun è veru ,sunnu sulu curtigghiarii, iddu chiamava certi cristiani, faciva certi nnomi e poi chisti ammazzavanu, ma unn’ era curpa sua, gioia mia, arma mia, mi l’ammazzaru, mi l’ammazzaru, me l’hanno ucciso, bum, mi l’ammazzaru sgricciatu nta l’aria come na palla vuncia

ma iddu nun era na palla vuncia, no….no…. iddu a tutti aiutava,  si ghiti a u cunventu d’a matri superiora

vicinu a cruci ,di na parti c’è a fotu r’u viscuvu, dall’autra patti chidda di ma maritu ca rici “Cesare Manzella , benefatturi”, e mi l’ammazzaru, iu u sacciu cu l’ammazzò, ma io fimmina d’onore sugnu e nun parru”

SALVO: “Bene ma passiamo all‟erede naturale di Cesare”

PEPPINO si toglie il fazzoletto: “Si si hai ragione, quello li che aveva un fratello partigiano ucciso dai partigiani per tradimento, lui si che ha un grande curriculum ed è giusto che lui sia il vero capo di Mafiopoli, inizia come scaricatore di porto, e poi titolare di agenzia marittima, esportatore di arance e di mafii,: ed ancora Resistenza a pubblico ufficiale, Espatrio clandestino, Truffa, Contrabbando di sigarette, Sequestro di persona, Tentato omicidio di Finazzo Procopio, Omicidio di Galati Salvatore”

FISCHIETTO: “Signori e Signori, Tano”

PEPPINO: “Tano seduto, Tano Badalamenti che purtroppo oggi non ci potrà essere per problemi di … depistaggio”

Ride, Canta Facciamo finta cheTutto va bene, Facciamo finta che Tutto va bene”

Peppino si mette ad un lato, silenzioso

“E poi c‟è la famiglia, la famiglia. Mio padre, Mafioso pure lui, La mafia ce l‟ha qui indica la testa, Dentro

Tutto il corpo ne è pieno. Perché quando la mafia ti entra dentro, Diventa il tuo modo di pensare, Il tuo modo di essere, E niente e dico niente Può cambiarti, Ormai è qui indica la testa Ed io che non ci sto, Che il mafio non mi piace fuori casa. Si abbraccia, musica “Vitti  na crozza” Io ricordo ancora Quando ero tra le braccia di mia madre, Mia madre che piange E lui, mio padre ,che fugge, fugge e si nasconde per fuggire alle forze dell‟ordine. Io la sento ancora quella puzza di bruciato, L‟esplosione di quella Giulietta Che determinò la fine di una dinastia, Quella dei Manzella. “Se questa è la mafia io la combatterò per tutta la vita, Se questa è la mafia, quella nobile, che uccide, che fa saltare la gente per aria, io non ci sto e la combatterò per tutta la vita, Se questa è la mafia, che vive sulle spalle degli altri, sul lavoro e sul sudore degli altri

Io non ci sto. Se questa è la mafia, accettare,fare silenzio, io non ci sto e non m‟interessa nulla di mio padre

e della mia famiglia, ne dobbiamo uscire fuori”

Rivolto a Fischietto

Perché qui si muore ogni giorno, eppure qua c‟è bisogno di qualcosa che dia la possibilità a tutti di avere un salto culturale, un risveglio delle coscienze

FISCHIETTO: “Ci sono i partiti”

PEPPINO ride I partiti? Si,Sono democrazia? democrazia clientelare e democrazia capitale, democrazia clientelare con buoni pasto e benzina e democrazia capitale, gestire il potere pubblico

FISCHIETTO: “Allora c‟è la lotta armata”

PEPPINO ride “Ma tu sei pazzo. La lotta armata è inutile, è dannosa quando sono solo in pochi a farla, e non da spazio alla gente di pensare e di reagire anzi li spaventa e li fa rifugiare in casa davanti alla tv. Bisogna fare qualcosa perché qui bisogna smettere di dire Che il povero sia in fondo un gran signore che il servo stia assai meglio del padrone che le persone anziane stian benone che i giovani abbian sempre... un'occasione.

Canta Facciamo finta che Eh si facciamo finta. Ed intanto Ci facciamo ogni tanto uno spinello, cosi a questi gli diamo anche nutrimento economico. Ma l‟importante è che c‟è la salute”

FISCHIETTO. “tutto va bene”

PEPPINO: “Siamo felici”

Fischietto suona

siam tutti amici, e guarda Fischietto quanti amici ci son venuti a trovare rivolto al pubblico,e tanti con lo sguardo spermatozoico , alla ricerca di una donna da portarsi a letto, poi magari, una volta che si son passati mille letti, Sposarsela e sistemarsi Perché lo stato Ci chiede di far bastare i salari, Di avere una casa accogliente Una famiglia serena, Una moglie disponibile. Lo stato vuole il nostro corpo.Al lavoro con braccia, gambe e testa. A casa con sesso e sentimenti Per soddisfare i bisogni materiali ed affettivi

E quando si torna a casa, Riposarsi dallo sfruttamento quotidiano Tra le braccia del proprio congiunto

Con un pasto caldo Ed uno stipendio che non ci porta a fine mese.  E quando siamo sfruttati In che mani andiamo?

FISCHIETTO: “In quelle della mafia”

PEPPINO: “Bravo fischietto, bravo, ma dimmi „na cosa, ma lasciamo stare la filosofia e Dimmi un po‟, ma tu ti sei mai innamorato?” Accarezza la faccia di Fischietto

FISCHIETTO: “Io si e tu?”

PEPPINO: “Se ho amato? Certo che ho amato, ma io forse non ho tempo d‟amare. Ricordo

“Una festa

Un frusciare di gonne

Uno sguardo

Due occhi di rugiada

Un sorriso

Un nome di donna

Anna

Solo che

Amore

Non

Ne

Avremo

Io tempo per amare non ne ho.Sai, io iniziai a fare politica Su basi puramente emozionali, Per reagire ad una situazione famigliare ormai insopportabile. Mio padre Nell‟impormi le sue scelteÈ riuscito soltanto

A soffocare la mia soggettività.Su questa mia condizione ho costruito gran parte della mia vita. Ho partecipato in maniera disordinata alle lotte studentesche, ma il mio passato mi faceva oscillare da fasi di cupa disperazione a fasi creative. Mi son sentito quasi il leader di un movimento giovanile, ma allo stesso tempo mi chiudevo in me stesso, avevo paura di tutto e di tutti . Perché? Perché l‟esplosione di quella Giulietta che determino la fine di una dinastia mi è rimasta dentro, ne sento ancora la puzza

Nel ‟71 m‟innamorai follemente di una ragazza, ma appunto, amore non ne avremo, ne sono uscito con le ossa rotte, bevevo, ero in preda all‟alcool, finchè una nuova esplosione mi fece tornare in me, la morte di Feltrinelli, un finto attentato terroristico, davanti ad un traliccio Dovevo reagire. Conosco  Mauro Rostagno e mi avvicino  a Lotta continua: per me un  compagno che mi dà garanzie, sicurezze mi sento libero non vincolato:  è  un movimento che non mi dà  delle regole da seguire, come il PCI che era come mia padre: entrambi mi volevano porre delle regole da seguire. Tutto va bene finchè non mi arriva la cartolina per partire militare. Sono 110 giorni di angoscia. Quando torno infuria il movimento del ’77, tra fricchettoni, indiani metropolitani , tutti lì a dire che “il personale è politico”.  E’ lì che conosco la gente peggiore

i personalisti ,  i creativi che non creano un cazzo, categorie individualiste ed ipocriti ai quali preferisco

criminali incalliti, ladri e puttane: sono più onesti dei creativi. Mi sento un fallito come uomo e come rivoluzionario, ma poi mi guardo attorno e dico che non ci si può arrendere perché il comunismo non è

oggetto di libera scelta intellettuale, ne vocazione artistica: è una necessità materiale, è una necessità psicologica ed io  sono comunista. Le guardi queste macerie? Le guardi queste macerie?Le guardi queste macerie? Qualcosa bisogna farla Cosa voglio fare, Io…io voglio riorganizzare un raduno di musicisti, di artisti per rendere viva la mia città che sta diventando un deserto, Io…io vorrei far inginocchiare quel fascista che si permette di strappare i manifesti in piazza. Sai cosa dobbiamo fare io e te? Andiamo in spiaggia a pescare il pesce e poi lo cuciniamo, lo arrostiamo, lo friggiamo. E poi lo andiamo a mangiare a piazza municipio, fuori al maficipio, cosi mentre loro mangiano dentro, noi tutti vestiti come delle mummie, con il cravattino, con il vestitino della prima comunione, mangiamo fuori. Io voglio andare a quelli sbirri che si permettono di andare a braccetto con i mafiosi e dirgli “mi fai schifo”. Io…voglio sentirmi un animale sociale, fuori dagli schemi mafiosi e del personalismo. Io voglio essere un animale sociale. È l‟ora di ricostruire. Le guardi queste macerie? E‟ l‟ora di ricostrurire, dal basso, piano piano Ridendo,Scherzando, Ironizzando, Si….si

Tipo facendo la vecchietta

Peppino rimette il fazzoletto per fare la vecchietta

“sti figghi i papà, Terroristi, Cu i capiddi longhi, Sti ngrasciati can un cunchiuinu nienti, hannu fattu bonu i patri e i matri ca l ‘annu  ittatu fora i casa, ca  i pigghiaru a lignati, chi chiureru a chiavi, picchì chisti cca

fannu  burdellu, si droganu o postu di ghiri a travagghiari. Hann’a gghiri a travagghiari. Poi parranu sempri,

parrassiru i tutti cosi, Ma picchì ana gghiri a parrari i mafia? chi c’ha fattu i mali a mafia? HAnn’a gghiri a travagghiari, accussì virunu a bontà ri Tanu   nca a tutti aiuta. Hann’a ghiri a travagghiari”

Peppino butta via il fazzoletto. Musica diffusa “facciamo finta che”. La musica diventa sempre più incalzante

Peppino e Salvo prendono gli oggetti confusi presenti in scena (le macerie) e costruiscono la radio.

Alla fine Peppino canta:  Governo Italiano di Otello Profazio, sdraiato per terra davanti alla struttura, stremato dal lavoro ma felice

La radio per Ricostruire dal basso, per rispondere al potere politico e mafioso. Quel potere che ha già fatto tanti morti E che non bisogna dimenticare  Sacco e Vanzetti, Pinelli,Valerio VerbanoBenedetto Petroni,

Francesco Lo Russo, Walter Rossi, Giorgiana Masi, Fausto e Iaio

Buio. Sulla voce di Peppino entra una voce registrata, che esce dalla radio, che recita “Ricordati di ricordare di Umberto Santino”

Ricordati di ricordare Coloro che caddero Lottando per costruire Un'altra storia E un'altra terra

Ricordati di ricordare L’inverno dei fasci Quando i figli Dei contadini del Nord Spararono sui contadini del Sud E i mafiosi aprivano il fuoco Sapendo di essere I cecchini dello stato

Ricordati di Emanuele Ricordati di Luciano, Calogero, Carmelo, Epifanio, Placido, e del bambino Giuseppe

che vide l’assassinio di Rizzotto e il medico-capomafia Navarra cancellò per sempre la verità dai suoi occhi

Ricordati di coloro che Che confusero il loro sangue Con le ginestre Che sbocciavano Nel mattino di Maggio

Ricordati di Pio e Rosario Che erano comunisti E lottavano contro la mafia E per la pace

Ricordati di Graziella Che ancora si chiede perché Della sua vita rubata

Ricordati di Claudio Che giocava Con i suoi undici anni E incontrò la morte A un angolo di strada

Ricordati di Giuseppe Che sognava di volare Sul cavallo all’alba E trovò la notte Nelle mani dei boia

Ricordati di coloro che Che servivano lo stato E trovarono la morte in agguato E la solitudine alle spalle

Ricordati di Biagio e Giuditta  Che attendono ancora la vita Al capolinea della morte

Ricordati di Libero Che non volle piegarsi Mentre la città era ai piedi Degli estorsori

Ricordati di Rita Che non volle più vivere Perché avevano ucciso La speranza

Ricordati di Giorgio, Di Costantino, Di Stefano, Di Pino Preti di un Cristo quotidiano Fratello degli ultimi

Crocifisso dai potenti

Mentre in tutta la prima parte la luce è presente su tutto il palco, qui la luce va solo sulla radio

L‟attore/Peppino è illuminato solo da delle candele, che accende ogni qualvolta si presenta la voce originale di Peppino Impastato dal programma Onda Pazza, voce che esce dalla radio presente in scena. Ogni qualvolta che finisce l‟estratto originale di Onda Pazza, Peppino/l‟attore prende la candela tra le mani e parla rivolto al pubblico.

La radio è la voce dei poveri cristi, La radio, è parte di un progetto politico e sociale complessivo utile all‟istigazione alla rivolta. La radio è uno spazio autogestito Utile a difendere quelle macchie liberate

Dalla mafia e dal potere  Onda pazza originale

“ La radio per fare cultura Perché la cultura non è prerogativa di piccole èlites da salotto Ma patrimonio di massa In continua evoluzione E frutto di tutti gli uomini In lotta Per migliorare le proprie condizioni di vita

La nostra cultura Vogliamo gestirla In prima persona Con chiunque intenda darci il suo contributo

Per rispondere al potere” Onda pazza originale “Quel potere che non è solo mafioso, politico, Ma anche culturale ed anche religioso, Quella chiesa che ci dice che Cristo nacque in una stalla, ora invece nasce nelle chiese dove la superbia e la violenza del potere sta sfiorando l‟assurdo

Nelle belle case della città si scambiano i doni E nelle case dei proletari? E dei precari? Che si farà?

Si maledirà Dio per averci fatto nascere?”

Musica “Bang Bang”, questa è una scena di teatro-danza con cui si rappresenta la morte di Peppino, ogni Bang Bang della canzone è un colpo inferto al suo corpo. Nella prima parte del brano lui si guarda attorno con sospetto, alle sue spalle, ma anche tra il pubblico (perché tutti possono essere dei possibili nemici del suo essere-rivoluzionario) poi piano piano cade per terra. Alla fine della musica, respiro affannoso, suono di treno. Alla fine si rialza, in questo caso chi si alza non è Peppino, ma l‟attore. Accende l‟ultima candela, rivolto al pubblico:

Io so. Io so i nomi Degli autori, dei mandanti, degli esecutori Delle stragi di Piazza Fontana, Bologna, Ustica, Capaci, Cermis Io so chi c‟è dietro la morte di Peppino Impastato. Io so chi c‟è dentro le tragedie del Francesco Padre e della Truck Center. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, un poeta che cerca di seguire tutto ciò che succede, che coordina fatti anche lontani,A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale. Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia”

Nuovamente Onda Pazza, puntata con musica “Ritornerai” Su questa musica l‟attore di spalle al pubblico, indossa una tunica nera ed in testa un fazzoletto nera, per rappresenta Felicia.

Musica originale di Ancona. L‟attore abbassa la radio, che diventa una tomba, Fischietto suonando il flauto esce di scena. Prende 3 delle candele e le pone sulla tomba. Prende l‟arancia e la pesta prima tra le mani e poi con i piedi Voce off “Ricordati di ricordare seconda parte

Ricordati di ricordare I nomi dei carnefici, I notissimi ignoti

Perché tutte le vittime Siano strappate alla morte Per dimenticanza E i carnefici sappiano

Che non finiremo mai Di condannarli Anche se hanno avuto Mille assoluzioni

Ricordati di ricordare Le impunità, Le protezioni, Le complicità, Gli interessi

Che hanno fatto Di una banda di assassini I soci del capitale E dello Stato

Ricordati di ricordare

Ora che sui teleschermi Della seconda repubblica Si intrecciano i segnali Della nuove alleanze

Ricordati di ricordare Quanto più difficile È il cammino E la meta più lontana

Perché Le mani dei vivi E le mani dei morti Aprano la strada

L‟attore/Felicia guarda la tomba e dondola un bambino che non c‟è più .Musica, si gira di spalle e va via.

 

FINE

 

 

 

 

Abbiamo chiesto ad alcuni studenti, che sono stati spettatori di Aut, di farci delle recensioni dello spettacolo

 

Donatella G

"Aut, il sogno di Peppino"

 E' questo il titolo dello spettacolo che è stato rappresentato da una compagnia di attori di Molfetta, il 14 Marzo 2012 nel Liceo Scientifico "Scacchi". Ribellarsi contro la mafia con ironia, era questa l'arma vincente utilizzata dal giovane Peppino Impastato, protagonista della vicenda, interpretato dall'attore Giulio Bufo. Si tratta di un'opera "ironica" che coinvolge il publico, senza, però, far dimenticare il tema centrale, cioè ciò che succede quando la mafia si sostituisce allo stato, facendo i propi interssi e non quelli dei cittadini. Il rosso è un colore che rappresenta molto bene la Sicilia, sfondo della vicenda: rosse sono le arance, frutto della terra; rossa è la lava del vulcano; rosso è il sangue versato da quelle persone "pericolose", che si ribellano e aprono gli occhi ai cittadini. Perché tutti sentono ma sono sordi, vedono ma son ciechi.

E' uno spettacolo molto interessante, ma non bisogna solo soffermarsi sulle critiche da parte di Peppino Impastato, perché lui non si è limitato a giudicare, anzi ha partecipato attivamente alle ribellioni ed è sceso personalmante in campo per l'opposizione ai capi mafiosi della città di Cinisi. La scenografia è scarsa, ma piena di significati: ad esempio l'arancia è la città dove mangiano i mafiosi, che infatti viene completamente distrutta.

Una figura divertente è la vedova, moglie dello zio di Peppino, che piange la morte del merito saltato in aria con una carica di tritolo. E' uno spettacolo molto bello con un messaggio profondo: la mafia esiste, ma noi possiamo combatterla.

Claudia R.

 

«Facciamo finta che tutto va bene»: così si apre lo spettacolo «AUT. Il sogno di Peppino», rappresentato nel nostro liceo Scacchi nei giorni tredici e quattordici marzo dal regista e attore molfettese Giulio Bufo.

A parlare agli studenti è Peppino Impastato, uomo prima che personaggio, esempio della lotta per la vita e per la libertà. Bufo fa il suo ingresso sulla scena tenendo un’arancia tra le mani: è il simbolo del mondo corrotto della mafia. Accompagnato da Fischietto, interpretato da Federico Ancona, il protagonista si interroga e fa dell’ironia sulla realtà in cui vive.

Infatti, Peppino è cresciuto con sotto gli occhi la figura del padre, facente parte del clan mafioso. A questi si è ben presto ribellato, creando una radio, Radio AUT, che potesse esprimersi liberamente e la cui voce non fosse soffocata dalla mafia.

L’avventura di Peppino è rappresentata attraverso un lungo monologo, in cui trova spazio anche l’ironica figura della “vecchia”, vedova di un mafioso assassinato dalla mafia stessa, ma alla quale la donna non intende ribellarsi.

Frequenti sono gli estratti originali di Radio AUT, che accompagnano la scena che si fa sempre più buia. Sarà proprio la radio l’ultimo oggetto a comparire sulla scena e a trasformarsi, in occasione del tragico assassinio di Peppino, in una bara.

Emblematica l’ultima scena: illuminata da tre flebili candele, comparirà sul palcoscenico la madre di Peppino che schiaccerà l’arancia-mafia sotto gli occhi degli giovani spettatori.

È proprio a questi che viene passato il testimone: sta a noi, nuova generazione, continuare a lottare ed a credere nel sogno di Peppino."

Alessia R.

"La campagna contro la mafia continua: ne danno dimostrazione Giulio Bufo e Federico Ancona, autori e unici attori dello spettacolo teatrale “AUT, il sogno di Peppino”. Accompagnati solo da un tecnico audio hanno “trasmesso” il loro messaggio anti-mafia, come appunto faceva Peppino Impastato, vittima della criminalità organizzata siciliana, argomento dell’ intero spettacolo. Giulio Bufo si immedesima nel personaggio narrando tutto ciò che si trova dietro l’ apparente “buon cittadino” che vive e lavora a braccetto con l’ illegalità. Il protagonista, assieme al fidato amico “Fischietto”, riesce ad attirare l’ attenzione di ragazzi e adulti, alunni e professori, inducendo tutti (o quasi) a pensare a cosa è giusto e cosa meno. Difficile non rimanere colpiti dall’ ironia del personaggio, ma cosa c’è oltre le risate? Un sistema che non funziona e una società corrotta. Cosa fare? Far finta che “tutto va ben” (come cantano Peppino e Fischietto) o ribellarsi? Uno spettacolo del genere è pur sempre una forma di ribellione, che però ha portato un sorriso su tanti volti. Scenografia? Appena accennata ma significativa, dialoghi studiati e curati nei dettaglio, anche se a volte un po’ lenti. In ogni caso da vedere."

 

 

 

 

 

Adriana Di Rienzo III B

  1. Giovanni Falcone diceva che la mafia potrà essere sconfitta solo dalle nuove generazioni che dovranno essere educate al rispetto della legge. Da qui l’importanza di parlarne nelle scuole. Assistere a  questo tipo di spettacolo ha contribuito alla formazione delle nostre coscienze. E’ stata l’occasione per riflettere su un tema che purtroppo non diventa mai anacronistico. Quel lungo elenco di morti per mafia, di eroi, non  può cadere nel vuoto. Ognuno di noi può fare la differenza nel denunciare soprusi ,prepotenze,  atti di bullismo, illegalità  con cui  purtroppo molti  si sono già  dovuti scontrare. E’ importante utilizzare qualunque mezzo  perché la mafia, la criminalità, la camorra  sono fenomeni solo  apparentemente lontani. Parliamo  anche nelle nostre aule  di atteggiamenti mafiosi, di ingiustizie, favoritismi, di omertà  perché a volte accade che in quelle quattro mura venga fuori il peggio di noi. Si può far sentire la propria voce anche in un giornale  studentesco, (soprattutto se come SKAKKI NOSTRI è autogestito) o ancora nelle assemblee  o nei dibattiti come quello che c’è stato dopo lo spettacolo..C’è di vero che rivendichiamo continuamente i nostri  diritti: quelli delle donne, dei pensionati, dei lavoratori, degli studenti, dei professori e certamente il diritto sacrosanto di  vivere  in un paese senza malavita, corruzione e mafia. Perché questo accada  dobbiamo  soffermarci  sul significato di una  parola meno inflazionata” dovere”(obbligo morale di agire in conformità alla propria coscienza). Se noi giovani impariamo ad agire  secondo  una  coscienza civile   sconfiggeremo  non solo la mafia  ma tutti i mali del nostro paese.

 

 

( 20 novembre 2012 )



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