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A vacca e u pitrusinu (Elio Camilleri)

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A VACCA E U PITRUSINU

A VACCA E U PITRUSINU

Mi sono venuti in mente due antichi modi di dire in lingua siciliana per significare di una situazione già negativa e che continua a peggiorare. Li pronunciava un mio vecchio amico proprietario del bar della piazza del paese della mia giovinezza.

Il primo è “a vacca latti n’avi picca e u viteddu s’u suca!” (la vacca ho poco latte e il vitello se lo succhia) come dire di un carattere irreversibile , grave e senza soluzione in cui la vacca, già denutrita e senza risorse è costretta a lasciare quel po’ di latte al vitellino per non farlo morire; il rischio grosso è che così anche la vacca non potrà sopravvivere a lungo.

Il secondo: “u pitrusinu è siccu e la atta ci piscia” (il prezzemolo è secco e la gatta ci fa pure la pipì) come dire di una situazione già compromessa in cui si presentano, inattesi, sgraditi e, addirittura, nocivi nuovi elementi peggiorativi. Questa volta a soffrire è solo il prezzemolo ed è il prezzemolo che a noi interessa che resista e non la gatta che potrebbe andare a pisciare altrove.

Ho pensato al mio vecchio amico quando stamattina ho letto dei dati ISTAT sul secondo trimestre 2014.

( 21 agosto 2014 )



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