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La dialettica servo-padrone

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LA DIALETTICA SERVO PADRONE

LA DIALETTICA SERVO PADRONE

La polemica di questi giorni sull’art. 18 e sui diritti dei lavoratori ci vorrebbe restituire l’immagine dell’imprenditore capitalista (l’uomo del denaro di marxiana memoria) come di un uomo buono, di un filantropo che soffre perché non può dare lavoro alla gente.

La verità è che questa specie di filantropo non si contenta del profitto ricavato dal lavoro dei suoi dipendenti: ne vorrebbe di più di profitto, molto di più e allora chiede provvidenze allo Stato, esige la riduzione del lavoratore a “merce, a forza lavoro”, senza diritti e senza dignità, cioè a mero strumento di produzione del profitto (il plus valore di cui parlava Marx)

E se non trova questa “merce” nel suo Paese va a cercarla all’estero dove la “forza lavoro” costa poco per ricavare, così, il massimo di profitto.

In questi giorni l’imprenditore capitalista sta sbavando perché la sua anima vuole profitti, molti profitti e vede che sulla piazza c’è tanta “forza lavoro” che potrebbe produrli per lui e per i suoi compari ed è accaduto un fatto incredibile: il padrone si sente servo del suo servo (ma non lo dice a nessuno) ed il il servo è diventato padrone del suo padrone (ma di ciò deve prenderne coscienza).

( 15 ottobre 2014 )



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