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L'AST davanti al fallimento

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L’AST davanti al fallimento, così costa meno comprarla

 L’AST SpA la più grande Azienda partecipata della Regione Siciliana impegnata da anni nel settore del trasporto pubblico, in virtù del proprio patrimonio immobiliare e delle linee urbane ed extraurbane che gestisce, è al centro di forti interessi da parte di gruppi di imprenditori privati che, approfittando della privatizzazione della stessa,  intendono ricavarne lucrosi guadagni. Per l’Ast SpA dopo la trasformazione avvenuta nel 2007 da ente pubblico in società per azioni   è iniziato il processo di privatizzazione,  che prevede,  dopo una così detta fase fredda, in cui a cambiare è stata la sola veste giuridica dell’Azienda (da ente pubblico in SpA), una ulteriore fase c.d. calda, o privatizzazione vera e propria, nella quale il proprietario Regione Sicilia dovrà cedere  ai privati la totalità  o parte delle  quote azionarie in proprio possesso. La procedura così descritta  deve avvenire nel rispetto della normativa nazionale ed europea che prevede, nel caso in cui il proprietario sia un ente pubblico o un ente territoriale, la gara pubblica al fine di selezionare il  migliore  partner privato.

Al fine di favorire certi privati, invece di procedere nelle forme descritte dalla legge, si è tentata una  diversa via  per privatizzare l’Azienda Siciliana Trasporti, mediante  una operazione di fusione per incorporazione  che coinvolgeva tutte le società appartenenti ad AsT SpA.  Tra le società del gruppo vi è la Jonica Trasporti nella compagine sociale della quale è presente un socio privato che detiene il 49 per cento del totale delle azioni. Attraverso la fusione per incorporazione tra l’AST spa e le società del gruppo si sarebbe consentito, pertanto, al socio privato, presente in Jonica trasporti,  di entrare direttamente nel capitale di AST SpA senza dover partecipare ad alcuna procedura concorsuale. L’operazione, malgrado i pareri  negativi espressi da  diversi esperti della materia,  è stata portata avanti fino al parere negativo dell’Avvocatura dello Stato  che ha posto un veto all’intera operazione già costata all’azienda svariate decine di migliaia di euro.. La Regione era per tanto a conoscenza del tentativo di intraprendere tale  via per la privatizzazione di AST SpA  e ha dovuto accettare obtorto collo il parere negativo dell’Avvocatura dello Stato   e continuare ad intervenire sovvenzionando finanziariamente la stessa Azienda. Riteniamo che, vista la grave  situazione finanziaria in cui versa la   Regione,   a sala d’Ercole sarebbe stata accolta con  grande favore la possibilità di cedere l’AST SpA ai privati

E’ anche il caso di ricordare che il socio privato di Jonica Trasporti, ( si parla di Montante, vice presidente della Confindustria,)  visto il fallito progetto che lo avrebbe portato dentro il capitale di AST SpA ha intentato una causa per circa cinquecento milioni di euro verso l’Ast spa per ottenere un risarcimento o, ancor meglio, per ottenere l’equivalente di quanto si attendeva di lucrare se l’operazione di fusione fosse andata a buon fine.

Posto fine al progetto sopra descritto nella Regione, dove nel frattempo era cambiata a seguito di elezioni  il  Presidente ed il  Consiglio, sembrava essere  anche cambiato  l’indirizzo politico sulla questione della privatizzazione di AST SpA, o almeno così si credeva di  arguire dalle interviste rilasciate dal Presidente Crocetta sui quotidiani locali, mancando, effettivamente, dati ufficiali sulla questione  reperibili in documenti di programmazione politica o in testi legislativi.

Le dichiarazioni rilasciate in riunioni ufficiali dallo stesso   Presidente Crocetta in merito al progetto  di salvare l’AST Spa e la sua veste  giuridica economica  sono nei fatti venute meno. Infatti, le somme che la Regione Siciliana  deve  trasferire ad AST Spa sotto forma di corrispettivo, per i contratti di servizio,  e di contributo di ricapitalizzazione annuo per appianare i debiti strutturali di esercizio che l’Azienda contrae, non arrivano e l’AST versa in una situazione economica gravissima che ne mette a rischio la sopravvivenza.

Le cause del ritardato pagamento delle somme non sono chiare e i Dirigenti dell’Assessorato dell’economia e dei trasporti si giustificano sostenendo che le colpe sono da ricercare  all’interno dell’impianto normativo generale dei trasporti così come  di recente  modificato.

In realtà, per le esigenze di concisione di questo articolo, non si possono esaminare tutti  gli aspetti tecnici che hanno contraddistinto l’iter legislativo della riforma, tuttavia è  necessario  evidenziare i tratti salienti della novella legislativa.  La norma fondamentale che ha creato agli operatori  i maggiori problemi è contenuta nella legge 12 agosto 2014 n. 21 che all’art. 71 rubricato abrogazione e modifica di norme sono stati appunto  abrogati i commi 6 e 7 della legge quadro regionale sul trasporto locale (l. n.68/1983). Tali commi prevedevano che il bilancio dell’AST SpA, una volta approvato dagli organi interni alla società,  doveva essere approvato altresì dalla giunta regionale mediante una delibera e poi trasmesso alla commissione  finanza e bilancio  istituita presso l’assemblea regionale e dunque iscritta nel capitolo di bilancio relativo previa  approvazione  in sede assembleare.

Venendo meno, a seguito dell’abrogazione suindicata, l’approvazione del bilancio da parte della Giunta Regionale si verificano due problemi: da un lato i Dirigenti dell’Assessorato vengono ad essere privati della base normativa per poter materialmente predisporre i mandati di pagamento all’AST SpA; dall’altro lato l’approvazione della giunta serviva a poter iscrivere il bilancio previsionale ( così come stimato dagli organi della società) nel rispettivo capitolo di bilancio e quindi inserito nella legge finanziaria Regionale. Venendo meno tale passaggio, pertanto, il bilancio della società, una volta approvato dagli organi interni, viene inviato direttamente alla commissione finanza bilancio e programmazione la quale però, a questo punto, può anche decidere di non tener conto delle previsioni di spesa effettuate dagli organi societari e diminuire il badget richiesto, iscrivendo nel rispettivo capitolo di bilancio un importo inferiore.

A questo punto, permanendo l’attuale quadro normativo, è facile che interessi di gruppi privati che vogliono speculare attraverso la privatizzazione di AST SpA possano facilmente raggiungere i loro scopi  utilizzando anche la lacuna normativa venutasi a creare e provocando difficoltà e ostruzionismi vari al fine di ritardare il più possibile  le somme da destinare all’AST SpA, anche facendo diminuire l’ammontare delle stesse,  in modo da aggravare la situazione economica della stessa azienda e provocarne un fallimento programmato.

Questo è tanto più vero in quanto le risorse ad oggi destinate all’azienda servono in realtà solo a prolungarne la vita e a garantire il minimo sufficiente a pagare gli stipendi e qualche fornitore, mentre le risorse che servirebbero a rilanciare l’Azienda sarebbero altre e di diverso ammontare, ma per realizzare questo diverso obbiettivo e rilanciare la competitività, anche in vista del mercato che verrà liberalizzato,   manca la reale volontà politica ovvero la consapevolezza delle reali potenzialità dell’azienda.

Alla luce di quanto sopra evidenziato, e visto che ad oggi, nonostante varie assicurazioni pervenute da Dirigenti dello stesso Assessorato, continuano a non arrivare i soldi che spettano all’AST SpA, i lavoratori avanzano le loro legittime istanze al Presidente Crocetta  e chiedono che venga istituita una commissione di inchiesta in seno all’assemblea Regionale con il compito di accertare a tutti i livelli le cause  che  hanno e continuano  a determinare il ritardo nella ricezione delle somme necessarie a garantire il ciclo vitale dell’ azienda. Ma sembra tutto concertato da tempo per svendere l'azienda nelle mani di un cavaliere della Confindustria che abbia fatto dichiarazione di antimafia.

 

 

 

 

 

 

 

 

( 12 novembre 2014 )



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