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Una nuova recensione del libro di Salvo Vitale  (Romina Arena)

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Sul sito www.mangialibri.com troviamo questa recensione del    libro di Salvo Vitale

Cento passi ancora

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Cento passi ancora
La storia di Peppino Impastato non finisce sulle rotaie di Cinisi, la notte del 9 maggio 1978. Non finisce per lui, perché dal suo sangue sono nate tante realtà che lottano contro la cultura mafiosa e che guardano alla conoscenza come arma contro la criminalità organizzata ed all’ironia come strumento per destrutturare il potere mafioso. Non finisce nemmeno per il suoi cari e gli amici che gli sono stati accanto nelle lotte e a Radio Aut e che si sono trovati a raccogliere i cocci di una storia ed a lottare per preservare integra la figura di Peppino. Ci fu chi lo volle suicida, chi terrorista, chi entrambe le cose. Ci fu chi macchinò trame e costruì prove false per inchiodarlo ad una logica che non era sua. Tutto per aggirare una verità che sapevano tutti - i suoi compagni, mamma Felicia, il fratello Giovanni - ma che era scomoda da sostenere: Peppino era stato ucciso da Tano Badalamenti e i suoi sodali perché era irriverente, non le mandava a dire, dalle frequenze di Radio Aut sputtanava il boss chiamandolo Tano Seduto, Cinisi era Mafiopoli ed il comune era il Maficipio. Dopo la sua morte, tocca riorganizzarsi o sbandare per sempre; tocca raccogliere i ricordi, la memoria, fare sì che il corpo dilaniato dalla bomba non resti il simulacro di un martirio vano. Ed è in questo sforzo che si raccolgono i frutti dei semi gettati a terra da Peppino, mentre si affrontano le entrate a gamba tesa sulla sua figura, mentre ci si ostina come folli a fare riaprire il processo sull’omicidio fino a quando ergastolo e Tano Badalamenti non sono insieme nella stessa frase; fino a quando sulla morte di Peppino non è stata fatta giustizia … 
Salvo Vitale cerca di mettere in piedi una sceneggiatura per un secondo film su Peppino Impastato dopo il fortunatissimo I cento passi di Marco Tullio Giordana, che ha curato l’introduzione di questo volumetto. Quando però l’idea sfuma, resta questa raccolta di ricordi personalissimi, intimi scorci di vita che raccontano l’attività politica ed il lavoro a Radio Aut, il mare scrigno delle confidenze, della disperazione e della rabbia, i compagni e l’ostinazione, i libri e le poesie. Ricordi che fanno i conti con la sofferenza fraterna per la perdita di un amico prima e di un compagno di lotta, poi. Vitale si accanisce su di essi perché non si dissipi nella nebbia della diffamazione un lavoro politico puro ed integrale; una memoria forte ed esemplare; un’esperienza di lotta e di vita che hanno segnato un passo importante nella storia di chi l’ha vissuta. Fa questo praticamente dal giorno successivo alla morte di Impastato e da allora non si è più fermato. Questa piccola raccolta di fotogrammi sta lì a ricordarcelo. Come sta lì a ricordarci la figura di mamma Felicia, straziata nell’anima ma indomita, che muore dopo aver visto sotterrare tutti gli aguzzini di suo figlio. Cento passi ancora è scritto con trasporto, Vitale non ci prova nemmeno a nascondere il coinvolgimento personale perché sarebbe impossibile e perché, alla fine, la storia di Peppino Impastato è, in buona parte, anche storia sua. 

( 26 marzo 2015 )



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