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          BIOGRAFIA DI GIUSEPPE IMPASTATO
           
        
 
  
        Nasce a Cinisi il 5 gennaio 1948 da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. 
          La famiglia Impastato è bene inserita negli ambienti mafiosi locali: 
          si noti che una sorella di Luigi ha sposato il capomafia Cesare Manzella, 
          considerato uno dei boss che individuarono nei traffici di droga il 
          nuovo terreno di accumulazione di denaro. Frequenta il Liceo Classico 
          di Partinico ed appartiene a quegli anni il suo avvicinamento alla politica, 
          particolarmente al PSIUP, formazione politica nata dopo l'ingresso del 
          PSI nei governi di centro-sinistra. Assieme ad altri giovani fonda un 
          giornale, "L'Idea socialista" che, dopo alcuni numeri, sarà sequestrato: 
          di particolare interesse un servizio di Peppino sulla "Marcia della 
          protesta e della pace" organizzata da Danilo Dolci nel marzo del 1967: 
          il rapporto con Danilo, sia pure episodico, lascia un notevole segno 
          nella formazione politica di Peppino. In una breve nota biografica Peppino 
          scrive:
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         "Arrivai 
          alla politica nel lontano novembre del '65, su basi puramente emozionali: 
          a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare 
          ormai divenuta insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro 
          di un clan più vasto, con connotati ideologici tipici di una civiltà 
          tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, 
          sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo 
          codice comportamentale. E' riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale 
          di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità 
          di espansione lineare della mia soggettività. Approdai al PSIUP con 
          la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuole rompere tutto 
          e cerca protezione. Creammo un forte nucleo giovanile, fondammo un giornale 
          e un movimento d'opinione, finimmo in tribunale e su tutti i giornali. 
          Lasciai il PSIUP due anni dopo, quando d'autorità fu sciolta la Federazione 
          Giovanile. Erano i tempi della rivoluzione culturale e del "Che". Il 
          '68 mi prese quasi alla sprovvista. Partecipai disordinatamente alle 
          lotte studentesche e alle prime occupazioni. Poi l'adesione, ancora 
          na volta su un piano più emozionale che politico, alle tesi di uno dei 
          tanti gruppi marxisti-leninisti, la Lega. Le lotte di Punta Raisi e 
          lo straordinario movimento di massa che si è riusciti a costruirvi attorno. 
          E' stato anche un periodo, delle dispute sul partito e sulla concezione 
          e costruzione del partito: un momento di straordinario e affascinante 
          processo di approfondimento teorico. Alla fine di quell'anno l'adesione 
          ad uno dei due tronconi, quello maggioritario, del PCD'I ml.- il bisogno 
          di un minimo di struttura organizzativa alle spalle (bisogno di protezione 
          ), è stato molto forte.  Passavo, con continuità ininterrotta da fasi 
          di cupa disperazione a momenti di autentica esaltazione e capacità creativa: 
          la costruzione di un vastissimo movimento d'opinione a livello giovanile, 
          il proliferare delle sedi di partito nella zona, le prime esperienze 
          di lotta di quartiere, stavano lì a dimostrarlo. Ma io mi allontanavo 
          sempre più dalla realtà, diventava sempre più difficile stabilire un 
          rapporto lineare col mondo esterno, mi racchiudevo sempre più in me 
          stesso. Mi caratterizzava sempre più una grande paura di tutto e di 
          tutti e al tempo stesso una voglia quasi incontrollabile di aprirmi 
          e costruire. Da un mese all'altro, da una settimana all'altra, diventava 
          sempre più difficile riconoscermi. Per giorni e giorni non parlavo con 
          nessuno, poi ritornavo a gioire, a riproporre: vivevo in uno stato di 
          incontrollabile schizofrenia. E mi beccai i primi ammonimenti e la prima 
          sospensione dal partito. Fui anche trasferito in un. altro posto a svolgere 
          attività, ma non riuscii a resistere per più di una settimana: mi fu 
          anche proposto di trasferirmi a Palermo, al Cantiere Navale: un pò di 
          vicinanza con la Classe mi avrebbe giovato. Avevano ragione, ma rifiutai.
          
  
          Mi trascinai in seguito, per qualche mese, in preda all'alcool, sino alla 
          primavera del '72 ( assassinio di Feltrinelli e campagna per le elezioni 
          politiche anticipate ). Aderii, con l'entusiasmo che mi ha sempre caratterizzato, 
          alla proposta del gruppo del "Manifesto": sentivo il bisogno di garanzie 
          istituzionali: mi beccai soltanto la cocente delusione della sconfitta 
          elettorale. Furono mesi di delusione e disimpegno: mi trovavo, di fatto, 
          fuori dalla politica. Autunno '72. Inizia la sua attività il Circolo 
          Ottobre a Palermo, vi aderisco e do il mio contributo. Mi avvicino a 
          "Lotta Continua" e al suo processo di revisione critica delle precedenti 
          posizioni spontaneistiche, particolarmente in rapporto ai consigli: 
          una problematico che mi aveva particolarmente affascinato nelle tesi 
          del "Manifesto" Conosco Mauro Rostagno : è un episodio centrale nella 
          mia vita degli ultimi anni. Aderisco a "Lotta Continua" nell'estate 
          del '73, partecipo a quasi tutte le riunioni di scuola-quadri dell'organizzazione,  
          stringo sempre più o rapporti con Rostagno: rappresenta per me un compagno 
          che mi dà garanzie e sicurezza: comincio ad aprirmi alle sue posizioni 
          libertarie, mi avvicino alla problematica renudista. Si riparte con 
          l'iniziativa politica a Cinisi, si apre una sede e si dà luogo a quella 
          meravigliosa, anche se molto parziale, esperienza di organizzazione 
          degli edili. L'inverno è freddo, la mia disperazione è tiepida. Parto 
          militare: è quel periodo, peraltro molto breve, il termometro del mio 
          stato emozionale: vivo 110 giorni di continuo stato di angoscia e in 
          preda alla più incredibile mania di persecuzione"
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            Nel 
            1975 organizza il Circolo "Musica e Cultura", un'associazione che 
            promuove attività culturali e musicali e che diventa il principale 
            punto di riferimento por i giovani di Cinisi. All'interno del Circolo 
            trovano particolare spazio ìl "Collettivo Femminista" e il "Collettivo 
            Antinucleare" Il tentativo di superare la crisi complessiva dei gruppi 
            che si ispiravano alle idee della sinistra "rivoluzionaria" , verificatasi 
            intorno al 1977 porta Giuseppe Impastato e il suo gruppo alla realizzazione 
            di Radio Aut, un'emittente autofinanziata che indirizza i suoi sforzi 
            e la sua scelta nel campo della controinformazione e soprattutto in 
            quello della satira nei confronti della mafia e degli esponenti della 
            politica locale. Nel 1978 partecipa con una lista che ha il simbolo 
            di Democrazia Proletaria, alle elezioni comunali a Cinisi. Viene assassinato 
            il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno 
            dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione 
            del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo 
            è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea 
            ferrata Palermo-Trapani. Le indagini sono, in un primo tempo orientate 
            sull'ipotesi di un attentato terroristico consumato dallo stesso Impastato, 
            o, in subordine, di un suicidio "eclatante". 
            Nel gennaio 1988 il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti.   Nel maggio del 1992 il Tribunale di Palermo decide l’archiviazione   del “caso Impastato”, ribadendo la matrice mafiosa del delitto   ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e   ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi   alleati dei “corleonesi”. Nel maggio del 1994 il Centro   Impastato presenta un’istanza per la riapertura dell’inchiesta,   accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venga interrogato   sul delitto Impastato il nuovo collaboratore della giustizia Salvatore   Palazzolo, affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre,   il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono   di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il   comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto. Nel giugno del   1996, in seguito alle dichiarazioni di Salvatore Palazzolo, che indica in   Badalamenti il mandante dell’omicidio assieme al suo vice Vito Palazzolo,   l’inchiesta viene   formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di   cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10   marzo 1999 si svolge l’udienza preliminare del processo contro Vito   Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene   stralciata. I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il   Comune di Cinisi e l’Ordine dei giornalisti chiedono di costituirsi   parte civile e la loro richiesta viene accolta. Il 23 novembre 1999   Gaetano Badalamenti rinuncia alla udienza preliminare e chiede il   giudizio immediato. Nell’udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di   Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il   processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale   e in video-conferenza. Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e   il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le   richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di   Rifondazione comunista e dell’Ordine dei giornalisti. 
Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è   costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 Dicembre 2000 è stata   approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle   istituzioni nel depistaggio delle indagini. 
Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole  e lo ha condannato a 30 anni di reclusione.   L'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo. Badalamenti  e Palazzolo sono successivamente deceduti. 
Il 7 dicembre 2004 è morta Felicia Bartolotta, madre di Peppino.
            
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